Matera Alberga – Arte accogliente è un progetto di arte pubblica che si estende in un circuito composto di sei installazioni permanenti, sempre visitabili ed esperibili, innestate negli spazi pubblici di altrettanti hotel della città: 5 nei Sassi, una all’ingresso della città nuova. È un progetto ideato nel 2013 da Francesco Cascino e poi curato e realizzato dallo stesso Cascino nel 2019, di concerto con i sei albergatori coinvolti, gli artisti selezionati e moltissimi cittadini che nei Sassi ci avevano vissuto fino al 1952. Il progetto nasce in occasione e nell’ambito di Matera Capitale europea della Cultura 2019. L’operazione è stata finanziata dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dal CAM (Consorzio Albergatori Matera), con il supporto economico fondamentale di Fondazione CARICAL e il Patrocinio del Comune di Matera.
Matera Alberga traduce e dà forma espressiva a moltissimi concetti culturali, sensoriali, emotivi, storici, politici, ancestrali e architettonici di cui puoi fare esperienza diretta attraverso le installazioni site specific con le quali ti relazioni fisicamente. Forme e contenuti che si coniugano nell’alveo dell’Art Thinking, il pensiero e le pratiche immaginifiche dell’arte che diventano funzione ed estetica in un unicum, anche quando sono artisti ante litteram a metterli in opera, come nel caso degli avi che costruirono i Sassi: una scultura, un’opera d’arte vivente e accogliente immaginata e realizzata da donne e uomini della civiltà rupestre come un alveare.
La pietra porta informazioni millenarie, è sedimentazione di sapere.
Nelle città d’arte viviamo così bene perché tutti vogliamo vivere e convivere in armonie e geometrie auree. I Sassi di Matera sono stati modello di accoglienza, convivenza e incontro per 6mila anni. Senza un giorno di guerra.
In pratica il nostro è un progetto di arte pubblica partecipata e permanente che ha visto la realizzazione di 6 opere di altrettanti artisti in altrettanti hotel, caratterizzati dalla struttura fisica del Vicinato, il tipico cortile su cui si affacciano le antiche abitazioni in cui la vita è andata avanti in vera e propria comunione per 6mila anni.
Cinque di questi hotel sono nei Sassi, uno è in periferia a fare da golden gate, e insieme creano una mappa artistica, emotiva e culturale che ricuce e riproduce fedelmente la città reale, non quella da cartolina delle narrazioni finte e suggestive ma quella delle persone, quella vera che abbraccia ogni quartiere e ogni abitante.
Il progetto, fatto di ricerca pura, ha dimostrato che l’architettura antropologica è un ragionamento pittorico.
Non è semplice marketing territoriale, non è brand, non è pubblicità: per noi questi slogan sono vuoti e hanno vita breve. Il nostro progetto ha radici forti e genuine, quelle che garantiscono futuro perché si nutrono di verità autentiche e immortali: se l’accoglienza è la natura degli abitanti dei Sassi allora gli hotel sono la sua traduzione metaforica e fisica più fedele, reale, profonda. È per questo motivo che li amano tutti, è per questo motivo che Cascino ha deciso che gli hotel dovevano diventare il simbolo della città: perché sono il simbolo delle persone e delle loro identità. Così si creano valori che producono economie permanenti ed evolutive.
Il vicinato avvicina, l’appartamento apparta. A questo link trovi i testi di tutte le opere, il Colophon e la Rassegna stampa.
Copyright Francesco Cascino. Tutti i diritti riservati ad Art Thinking Project
IDRA, opera di Alfredo Pirri
IDRA, opera di A.Pirri – Ingresso Hotel Corte San Pietro, prima parte
IDRA, parte interna nell’antica cisterna del Vicinato, pavimento di specchi che si rompono al passaggio
La fonte del tempo (opera di Dario Carmentano)
La Fonte del Tempo, opera di D.Carmentano – Hotel Dimore dell’Idris (sera dell’inaugurazione)
La Fonte del Tempo: cisterna a forma evocativa di tartaruga che raccoglie la goccia che cade dalla roccia per non sprecare risorse, come hanno fatto i nostri avi per millenni, consegnandoci per questo il mondo intatto
Goccia che cade dalla roccia sulla cisterna; l’opera consiste nel raccogliere l’acqua e, goccia a goccia, riempire il bicchiere. Ci vogliono 10 minuti, la stessa calma che ci è voluta per costruire un patrimonio millenario.
L’artista inglese Giorgina Starr per dieci minuti raccoglie le gocce e si disseta, come un’antica viandante accolta in città
L’artista Alessandro Piangiamore vive la performance richiesta dall’opera e, per dieci minuti, raccoglie l’acqua che cade dalla roccia goccia a goccia
Dario Carmentano e Francesco Cascino mentre lavorano all’opera
Rapporti, opera di Filippo Riniolo
Rapporti, Pitagora; scultura e opera sonora di Filippo Riniolo – Hotel Locanda San Martino, sera dell’Opening (19 Gennaio 2019)
Rapporti, Togliatti; scultura e opera sonora di Filippo Riniolo – Hotel Locanda San Martino
Welcome to Matera – Double face, opera di Giuseppe Stampone
Double Face, opera di G.Stampone – Hotel del Campo. Penna Bic scansionata su pellicola e incollata su lightbox
The eternal ear, opera di Giorgina Starr
Opening di THE ETERNAL EAR, opera di Giorgina Starr per Hotel Sextantio. Performance collettiva organizzata per l’inaugurazione a Marzo 2019.
The eternal ear, opera sonora di Giorgina Starr. Entri in hotel, lo staff ti accompagna in questa grotta millenaria e attiva un’opera sonora che tu ascolti per 8 minuti in silenzio e con una pietra in mano. L’opera racconta di un viaggio nel tempo immaginario ed è stata progettata con la famiglia che risiedeva in quelle case fino al 1952. Abbiamo voluto rendere omaggio alla loro storia.
Sometimes I feel like a motherless child, opera di Salvatore Arancio
Motherless child, opera di Salvatore Arancio presso Hotel CasaDiva. L’opera – sintetica – è una scansione di una roccia che è di fronte ai Sassi, sulla Murgia, a centinaia di metri di distanza e con il canyon di mezzo; in questo modo madre e figlio, cioè Murgia e Sassi, si ricongiungono poeticamente. A mezzogiorno il sole colpisce l’opera e rimanda il riflesso sull’altro lato della gola…
Performance di apertura dell’opera di Arancio, 20 Aprile 2019. Il coro dei cantori materani canta la canzone che dà il titolo all’opera: Sometimes I feel like a motherless child, gospel di autore anonimo che ricongiunge i due lembi separati da narrazioni diverse; una è una città, l’altra è parco archeologico, mentre per noi sono forme urbis rupestri figlie della stessa matrice.
È stato un processo lungo e partecipativo quello che arrivare a decidere cosa e come fare a restituire i concetti elaborati. Abbiamo coinvolto centinaia di persone, siamo andati nei quartieri, abbiamo parlato con famiglie antichissime e giocato con loro alla ricerca della vera verità…
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